Le cronache riportano quotidianamente casi di violenza e femminicidio.
Ma per quanto statisticamente meno frequenti, accadono vicende in cui la vittima è un uomo.
Il fenomeno della dipendenza affettiva, è bene chiarirlo, interessa i due sensi in maniera trasversale con una differenza che rende la condizione dell’uomo particolarmente penalizzante: infatti, nella cultura dominante, il maschio ‘sottomesso’ alla donna suona strano.
Uno stereotipo di genere che porta il maschile a non mostrare la sua sofferenza, nascondendosi a causa della vergogna.
Il culto dell’ ‘uomo che non deve chiedere mai’ e le disparita’ nell’educazione emotiva tra uomini e donne, portano il bambino a non piangere: pena essere additato come una femminuccia.
Ecco perché da adulto tende a rifiutare l’aiuto o, peggio ancora, a negare il problema, sentendosi giudicato come maschio debole o zerbino di una lei dominante.
Le conseguenze sul piano comportamentale e psicologico sono gravi: depressione, alcolismo, uso di sostanze, con evidenti complicazioni nella qualità della vita.
A differenza dell’uomo manipolatore, la donna narcisista rimane nella relazione: il suo intento è di cambiare lui da cima a fondo.
Lui, che non e’ mai abbastanza forte, lui non in grado di amare o guadagnare di piu’, lui sempre incapace di essere performante .
Lei alza la posta in gioco e il malcapitato cade vittima di uno strozzinaggio psicologico dal quale non è facile uscire.
Liberarsi dal preconcetto dell’ uomo che non deve chiedere mai richiede in realtà molta forza, sicuramente più del far finta di niente.
Il mio invito è di venire allo scoperto.
Buon cammino