Accettazione e obiettivi

 

Ho partecipato ad una serata del tour di un famoso coach, Roberto Re, e devo dire che molte delle cose dette, anzi la maggior parte, mi trovano d’accordo.

La sua capacità comunicativa è veramente da fuoriclasse. Sul suo entusiasmo e sulla capacità di trasmetterlo anche ai suoi collaboratori e al pubblico in sala: fantastico. E bisogna esserne capaci.

Mi ha stupito anche oltre le mie aspettative, perché al di la’ della prevista spinta sul piano della motivazione, degli obiettivi e nel dare il massimo, quando gli ho sentito dire che “la felicità non sta negli obiettivi ma nell’ arrivare agli obiettivi felicemente“, ho pensato tra me e me: “a beh, allora, se è arrivato anche lui qui… complimenti.”

Pensavo di non confondermi con i motivatori. Ma allora? Qual’è il mio punto differenziante?

Il primo è a proposito delle cosidetta convinzioni limitanti: io ritengo che queste siano un effetto, non una causa dei fallimenti.

Per quanto riguarda gli standard alti e il non accettare una sconfitta, John Wooden, che è stato un coach molto famoso negli anni ’70, ha portato avanti una ‘battaglia’ per cambiare la mentalità secondo cui la vittoria è il fattore più importante.

Egli incoraggiava i suoi giocatori a dare il massimo che potevano e a non dare priorità alla vittoria o alla sconfitta che potevano venire. Il risultato sarebbe stato la conseguenza del loro massimo impegno, momento per momento.

E’ infatti questo, per me, l’elemento anti-ansia numero 1: se sono totalmente concentrato sul mio compito, tutto quello che verrà sarà una sua naturale conseguenza.

John Wooden ha dimostrato attraverso i fatti e i suoi dieci campionati vinti nel basket americano, che la logica e’ vincente.

Naturalmente, essere tesi all’obiettivo, dare il massimo e predisporsi sempre all’attacco non è possibile in ogni circostanza.

Anche la capacità di accettare una sconfitta, di ritirarsi, di esprimere gratitudine per quello che già si ha, ricaricarsi e ripartire con sprint verso il futuro, possono diventare grandi risorse.

E’ altrettanto importante dedicare del tempo a togliere gli ostacoli che nel presente ci impediscono di andare avanti: non possiamo scagliarci contro un muro se sull’autostrada della felicità c’è un grosso masso, rappresentato dai traumi psicologici che è necessario rimuovere. Ma questo è compito dello psicoterapeuta.

Per esempio è stato osservato attraverso  tecniche di neuro-imaging, che le esperienze emozionali colpiscono una frazione di secondo in anticipo il cervello emotivo rispetto a quanto non succeda alla corteccia visiva, che invece realizza l’accaduto un attimo dopo.

Cio’ significa che quando vivo un’esperienza negativa sul piano emotivo, ne vengo colpito dapprima emozionalmente e solo dopo la realizzo logicamente.

Percio’ agire soltanto sul piano razionale e sul cambiamento delle convinzioni limitanti spesso si rivela una toppa o una passata di bianco sulla muffa.

E’ pertanto necessaria, a livello emotivo, un’azione più ristrutturante alla base, campo affidato ai professionisti della salute mentale.

Spero che le mie osservazioni possano esserti utili per il tuo cammino di crescita personale e…goditi il percorso.

 

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