Ansia da prestazione
Trattando di autostima e crescita personale uno degli ostacoli da superare è quello del Critico Interiore, quell’insieme di pensieri che non ci permettono di essere mai abbastanza soddisfatti dei risultati ottenuti.
Se ti ritrovi spesso in questa situazione leggi attentamente questo articolo perché ti svelerò quella che per me è la migliore terapia per l’ansia da prestazione.
C’è una frase che è diventata una delle mie preferite perché racchiude in sé uno dei concetti più preziosi per la Crescita Personale.
Allo stesso tempo vorrei spiegarla perché possa essere utilizzata al meglio da chi voglia trarre soddisfazione e gioia da quello che fa.
Nel mio lavoro di psicoterapeuta non vedo grandi performers, recordman e medaglie d’oro.
Le persone che incontro sono individui normali che fanno fatica e sentono che stanno rimanendo indietro.
Qualcuno ha anche partecipato ai seminari del grande motivatore Tony Robbins, uscendone gasato si, ma ritrovandosi alla prima delusione o sconfitta a non sapere come gestire il lato ombra della propria esistenza.
Il problema nasce quando volendo vincere a tutti i costi si diviene vittima dell’ansia da prestazione.
Nel tennis, che è il mio sport preferito, ma la cosa vale in tantissime altre attività non solo sportive, l’ansia da prestazione fa calare drasticamente il rendimento, al punto che una capacità normalmente in proprio possesso si riduce fortemente a causa della paura di fallire o secondo alcuni di vincere.
La mia idea è quella di sostituire alla logica della vittoria quella del fare del proprio meglio.
Fare del proprio meglio si contrappone alla convinzione diffusa secondo la quale l’unica cosa che conta è la vittoria, nello sport come nella vita in generale.
Fare del proprio meglio vuol dire semplicemente essere concentrati sul momento presente e fare onestamente del proprio meglio accettando il risultato quale che sia.
Uno dei mentori dai quali ho appreso questa logica è stato John Wooden, un allenatore di basket degli anni 70.
Egli chiedeva ai propri giocatori di dare il massimo che potevano e che in questo modo avrebbero avuto la garanzia di uscire dal campo a testa alta, anche in caso di sconfitta.
Ma vincenti dentro!
Che questa logica funzioni lo dimostra il fatto che lo stesso John Wooden vinse 10 campionati di Basket nel campionato universitario USA.
Abbandonare l’attaccamento alla vittoria a favore del fare del proprio meglio permette, una volta stabilito l’obiettivo, di fare l’unica cosa che conta: vivere al meglio il momento presente.
Campioni dello sport come il tennista Nadal hanno dichiarato più volte di non essere tanto interessati ad essere il numero uno, quanto ad impegnarsi per migliorare costantemente e cercare di dare il massimo.
Ecco dunque il mio consiglio: tutte le volte che ti trovi a vivere una tensione eccessiva perché tieni troppo al risultato, abbandona la voglia della “vittoria” e concentrati solo sul momento presente, i risultati prima o poi verranno e comunque vivrai meglio!
Questa è la logica generale da tenere presente, poi ci sono anche delle tecniche molto valide che possono aiutarci a rimanere ancorati al qui e ora che tratterò in altri post.
Fammi sapere che cosa ne pensi lasciando un commento qui sotto.
Elvino Miali
Medico Psicoterapeuta
Counselor Coach