La rabbia è una delle più principali e più frequenti emozioni indotte dai manipolatori affettivi.
Già in altri articoli ho espresso le mie considerazioni sui comportamenti che questa emozione induce: dall’aggressione, alla fuga, al rimanere nella situazione facendo finta di nulla. Ne parlo nel dettaglio in un altro video/post dal titolo ‘Se ti arrabbi, ti insabbi’. Premetto che la rabbia è comunque un segnale positivo rispetto all’auto-colpevolizzazione che è, in genere, la prima reazione nel momento in cui si è subito violenza psicologica.
E’ però condiviso il pensiero che provare spesso molta rabbia sia alla lunga controproducente.
Essendo un tema che interessa molto da vicino tutti coloro che vivono le conseguenze psicologiche di una relazione tossica, vediamo alcuni possibili modi di reagire quando questo stato d’animo si affaccia.
1. Non accettarla
“Mi arrabbio perché non lo sopporto, ma non dovrei farlo”
Cercare di allontanare la rabbia e respingere ciò che proviamo, non aiuta a superarla, in quanto crea energia tossica che ricade su noi stessi.
Il famoso detto: “Provare rabbia è come bere un veleno, sperando che a morire sia l’altro”, rende bene l’idea.
Volersi placare con uno sforzo cosciente e puramente razionale, rischia di avere l’effetto contrario.
E’ come “voler calmare l’acqua di una bacinella, fermandola con le mani”.
Ci avevi mai pensato?
2. Confidarla
Significa condividere i tuoi sentimenti con una terza persona che ascolti con comprensione empatica. Sentirsi compresi aiuta, ma con alcune eccezioni.
E’ importante che ad accogliere il tuo vissuto non ci sia qualcuno che giudichi o che sminuisca, ma una persona che ti comprenda veramente.
3. Osservarla
Questa è una terza modalità, a mio parere decisiva nella gestione della rabbia. Attenzione: osservarla non richiede necessariamente l’accettazione della stessa. Piuttosto, l’accettazione è un effetto collaterale secondario dell’osservazione senza giudizio. E’ quello che accade nella meditazione. E’ il modo migliore per non cadere nell’errore di una accettazione ‘voluta razionalmente’ e quindi potenzialmente soppressiva. Chi sposa la logica della meditazione agisce con gentile consapevolezza o, ancora meglio, con compassione verso se stesso, anche quando non sta praticando in modo formale. Perciò il mio invito, quando si accorge di essere arrabbiati, è quello di accettare la rabbia, ma, soprattutto, osservarla senza giudicarsi sbagliati per questo.
Alla lunga questo atteggiamento rende più sereni.
Concludo con un accenno alla terapia EMDR nell’efficace trattamento della rabbia e, in generale, dei traumi di tipo relazionale. Ho sviluppato l’argomento in altri articoli, a cui rimando, e confermo come il modo in cui ho visto questo sentimento diminuire di intensità e trasformarsi in accettazione applicando la tecnica è davvero confortante. E mi fa ogni volta gioire per la persona che ho di fronte, quando in studio, vedo i risultati.
Buon cammino