Lento o veloce, ad ognuno il suo cambiamento.

In quanto tempo si cambia? E’ giusto avere delle aspettative?

Nella mia formazione ho sentito la campana di coloro che dicono che il cambiamento deve essere rapido (vedi programmazione neuro-linguistica) ed altri che invece sostengono che il cambiamento non può essere prematuro, poichè devono esserci delle condizioni perchè esso avvenga, ed è sopratutto l’accettazione ad essere importante.

La PNL porta acqua al proprio mulino dicendo che il cambiamento rapido esiste, che ci sono quelli che cambiano rapidamente, e quindi ha deciso di studiare le persone che hanno cambiato in maniera rapida, investigando sui loro modelli di pensiero e modellandone  la struttura, in modo da costruire dei protocolli utilizzabili su vasta scala.

D’altra parte gli approcci umanistici sostengono che il cambiamento rapido genera, inevitabilmente, delle resistenze: ad esempio quante volte hai deciso di cambiare ma nel tempo hai avuto degli alti e bassi, come se avessi una forza interna che lavorasse contro il cambiamento, che quasi ti boicottasse?

Negli approcci umanistici si sostiene che non puoi veramente cambiare se prima non ti accetti, ed è magari proprio quando smetti di lottare e rinunci all’obiettivo che si aprono le porte per il cambiamento.

Avendo un atteggiamento più accademico avrei potuto avere la puzza sotto il naso e prendere una posizione rinnegando l’altra. Così facendo non avrei avuto però l’opportunità di imparare dai grandi maestri.

Sono partito dal principio che se per una vita una persona si è dedicato ad una causa e ha studiato tutti i modi per cambiare rapidamente, qualche cosa di buono – se non di eccezionale – l’avrà pur scoperta!

Mi trovai ad un seminario con Robert Dilts e gli feci questa domanda:

“Tu sei un esponente di spicco della PNL, come fai a conciliare l’anima del cambiamento rapido tipica della PNL con il cliente che a volte non cambia rapidamente e ha delle resistenze?”

La risposta fu che l’operatore del cambiamento, il “Coach”, secondo la sua visione, deve essere sopratutto uno sponsor del cliente, cioè deve essere un mentore, una persona che deve avvicinarsi alla persona che aiuta, creando poi uno spazio per il cambiamento e per l’accettazione.

Non bisogna mai dimenticare di essere dalla parte dell’aiutato, di essere colui che è in grado di trasformare le resistenze in energia di cambiamento.

Noi siamo degli integratori di esperienze, e siamo in grado di correre, di camminare, e di stare fermi.

La mia abilità come psicoterapeuta consiste nel comprendere il sistema nel quale è immerso una persona e di scegliere la strategia più efficace per lui, nel suo momento evolutivo, nell’ambiente relazionale in cui si trova e nelle sue circostanze di vita.

In definitiva sia che tu cambi velocemente, sia che tu cambi lentamente, in realtà tu sei molto, molto di più.

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