Conflitto o confronto? Ma si, chiamiamolo con il suo nome, conflitto!
Il conflitto è spiacevole finché non ne scopri l’utilità; nel conflitto si scontrano due visioni del mondo diverse, due modi di concepire l’esistenza, due sensi del giusto, del bello, del divertente.
La nostra coscienza del mondo è scandita da tre fasi, a consapevolezza crescente:
Fase numero 1 – Ognuno di noi ha una soggettiva mappa del mondo: giusto o sbagliato che sia questo punto di vista, siamo convinti che il nostro sia l’unica possibile.
Fase numero 2 – Scopriamo che anche gli altri hanno la loro individuale visione delle cose, ma continuiamo a ritenere che la nostra sia quella legittima, la piu’ giusta.
Fase numero 3 – Comprendiamo che la nostra mappa del mondo è, in realtà, il frutto della storia personale che porta a vedere le cose da una sola angolatura, omettendo le altre.
Come comportarsi allora nel rapporto di coppia, rispetto al conflitto?
Livello 1 – Il livello basico è la tendenza ad evitare il conflitto per paura. E’ la sensazione che possa scatenare qualcosa che rischia di distruggere, anziché mantenere il buono. La non espressione delle proprie posizioni puo’, pero’, portare ad accumulare rabbia repressa, per questo ancora più pericolosa perché, latente, rischia di manifestarsi in maniera indiretta o in momenti inadatti.
Livello 2 – Man mano che aumenta il personale livello di sicurezza, siamo in grado di accettare un certo grado di confronto: siamo piu’ preparati ad ascoltare la verità. Non e’ ancora accettazione, ma e’ l’autenticità e’ stata raggiunta.
Livello 3 – Quando capiremo che il punto di vista da cui guardiamo la vita è il frutto della nostra storia, la sveleremo all’altro e l’altro fara’ lo stesso con noi. Sara’ grazie al racconto delle nostre storie che comprenderemo reciprocamente prospettive e convinzioni.
La ferita fa male, ma sai che l’altro la vede e tu vedi la sua. E ne avrai rispetto.
Il finale? Da questa base si è pronti per crescere.