In questa intervista spiego come guarire dagli attacchi di panico e dai disturbi post traumatici da stress
Speaker: Dott. Elvino Miali, medico e psicoterapeuta. Benvenuto dottore.
Miali: Grazie!
S. Il dottor Elvino Miali è qui per parlarci di alcuni disturbi molto frequenti al giorno d’oggi e che si trova, nell’ambito della sua attività, a dover curare. Vero dottore?
M: Certo, parliamo del disturbo di panico in particolare. Nella mia pratica professionale è stato quasi inevitabile specializzarsi in questo perché negli ultimi venti anni è un tipo di disturbo che è cresciuto di frequenza. Anche mia madre ne soffriva…
S. Ecco, quindi è partito ‘da casa’, diciamo…
M. Ho studiato una tecnica, più di dieci anni fa, che si chiama EMDR. E’ una sigla che sta per ‘Eyes Movement‘, ossia ‘movimenti oculari’, ‘Desensitization and Reprocessing’, desensibilizzazione e rielaborazione.
Questa cura è la più efficiente, scientificamente validata, per i disturbi di ansia ed in particolare è iniziata per curare i disturbi post traumatici da stress.
Si e’ visto che quando una persona ha vissuto un grosso trauma psicologico, che potrebbe essere anche un attacco di panico, supponiamo che io stia guidando su un cavalcavia e in cima mi venga il panico di non riuscire a controllare la macchina… Allora supponiamo che lei venga da me in terapia, il ricordo di quell’evento è un evento ansiogeno di per sè perché è stato un evento talmente sconquassante che solo rievocarlo genera ansia. Quindi abbiamo la possibilità, nello studio dello psicoterapeuta, di riportare quell’ansia al ricordo dell’evento da 8 o 10 in una scala, a 0, cioè essere capaci di rivivere mentalmente il ricordo del disagio e arrivare all’indifferenza nel giro di poche sedute, qualche mese al massimo.
S. Indifferenza che resta tale anche nel momento in cui ci troviamo sul cavalcavia oppure solo al pensiero?
M. La seconda parte della terapia consiste nel far andare la persone di nuovo sul luogo del delitto e chiaramente avrai un pochino di eccitazione, com’è normale che sia quando qualcuno deve parlare in pubblico…
S. Ansia da prestazione…
M. Ansia da prestazione ma nei limiti assolutamente consentiti e contenuti. La prima volta che poi hai il successo di farcela positivamente sarà per il tuo cervello la prova che finalmente non sei vittima a vita di quel disturbo. Dopo aver eliminato il sintomo, perché il disturbo di panico è un sintomo, cioè è un problema di per sè, ma nasce e si struttura su una personalità che sta attraversando un momento particolare della sua vita dove il livello di stress è reale o simbolico, magari sono persone che stanno attraversando una fase della vita in cui sono a casa dei genitori e si devono sposare, diventare indipendenti, uscire dalla fase di studente…
S. Momenti di cambiamento…
M. Si, momenti di cambiamento che spesso slatentizzano, anche se poi ogni storia merita un romanzo.
S. Vero, quindi diciamo che l’attacco di panico è sempre legato a una situazione particolare, non è generale, quindi non è che una persona ha un attacco di panico in più momenti o situazioni, è legato sempre a un episodio o no?
M. Il primo episodio è assolutamente imprevedibile però se ti viene sul cavalcavia, oltre a sviluppare fobie che possono colpire in situazioni altre, molto probabilmente avrai paura in quel momento specifico; se ti viene in ospedale svilupperai la fobia delle malattie, del sangue, dei camici bianchi, ecc. A volte, essendo il primo attacco di panico assolutamente senza avvisaglie, non ha una causa specifica. La causa specifica è la situazione che vivi in quel momento.
S. A livello pratico in cosa consiste la sua terapia?
M. Dopo i primi due o tre colloqui in cui io prendo informazioni, confidenza con la persona, faccio un assestment, cioè faccio la diagnosi di disturbo di panico. Dopo cerco di farmi raccontare quali sono i tre episodi peggiori che lui ricorda del suo panico, in genere il primo attacco di panico, il più recente e il più forte. Curati i ricordi relativi a questi tre episodi tutti gli altri secondari già vanno scemando. Quindi, nel giro di 3-4 mesi la persona si rimette in carreggiata con la qualità della sua vita poi è utile fare una psicoterapia più nel profondo per capire come mai sei caduto. Io personalmente lavoro così, è un arma a doppio taglio perché cerco di far star bene la persona che però quando sta bene non sente la necessità di approfondire, ma altri lo fanno.
S. Dottore la ringrazio infinitamente per essere stato qui con noi .
M. Grazie a lei.