IM perfezione

Ecco perché è fonte di orgoglio trasformare l’imperfezione in qualcosa di prezioso

 

Ti piacerebbe essere perfetto? Impossibile, certo, ma chi almeno una volta nella vita non ha sognato di essere perfetto, di non avere alcun problema e di avere tutto il successo desiderabile. E’ praticamente impossibile non essere condizionati, almeno un pò, dal martellamento mediatico verso la perfezione: l’ideale di bellezza, di ricchezza e di successo.

Spesso la perfezione è truccata con Photoshop eppure ci condiziona lo stesso. Tutto quello che va di moda crea un seguito, anche se si sa che è finto.

Robert Cialdini nel suo “Le armi della persuasione” parla della riprova sociale e uno degli esempi a cui fa riferimento è tratto dalle famose sit-commedy degli anni ’70, quelle commedie casalinghe dove a ogni battuta scattava l’applauso. Quello era un applauso registrato eppure lo spettatore viene condizionato positivamente da questi applausi e dopo un pò non danno più fastidio.

Gli applausi vanno ancora di moda, lo stesso Donald Trump, nei suoi comizi, si porta dietro il suo gruppo, più o meno numeroso, di fedelissimi che lo inneggia e lo applaude.

In tutto questo mito di successo e perfezione, che potrebbe essere la fabbrica della felicità, quello che veramente si produce è una fabbrica di infelicità.

Tornado alla ricerca della perfezione, perchè essere perfetti se non per quella sensazione di benessere, di felicità, di appagamento a cui tutti tendiamo.

Ma se è il benessere, la felicità e l’appagamento che noi vogliamo perché non ottenerli direttamente? Perché dobbiamo fare tanta fatica per essere perfetti, perché non trovare altre strade?

L’esempio che ti riporto oggi è ispirato a una pratica del buddismo Zen, quello di mettere insieme i cocci dei vasi rotti con una speciale venatura a base di oro. Questo è un modo per trasformare l’imperfezione in qualcosa di prezioso che va molto al di là del recupero degli oggetti. Questa è una filosofia che ci porta ad avere rispetto per le cose che hanno una storia, un utilizzo e anche un’imperfezione, perché no.

Ciascuno di noi potrebbe essere orgoglioso della sua storia, fatta da tante conquiste, sconfitte, momenti di successo, momenti di fatica. Tutta questa vita, tutta questa fatica e questo tendere verso un ideale dev’essere già qualcosa che per noi ha un grande significato e che ci dà una grande soddisfazione.

Il pianto e le rughe per Anna Magnani erano fonte di orgoglio: tutte le volte che qualcuno mi dice “mi vergogno di piangere” faccio proprio l’esempio di Anna Magnani che sicuramente non si vergognava di mostrare le proprie debolezze ma, a testa alta, affrontava le difficoltà.

Proprio Anna Magnani, durante le registrazioni del film “Mamma Roma” disse al truccatore di lasciarle stare le rughe, di non toglierne nemmeno una perché ci aveva messo una vita a farle.

E allora, vuoi ancora essere perfetto?

 

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